Come rendere socialmente più eque le grandi metropoli che nel corso degli anni sono diventate una specie di parco di divertimenti per ricchi? Il nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio, prova a introdurre qualche norma per ristabilire un po’ di equità sociale, ma il compito è tutt’altro che facile. A Londra invece il fatto che le case economiche, negli interventi immobiliari per ricchi, abbiano ingressi separati è prassi accetata come il prezzo da pagare per arginare la crisi degli alloggi per i ceti meno abbienti.
A metà luglio scorso una piccola tempesta d’indignazione si è scatenata quando una iniziativa immobiliare che prevede ingressi separati per ricchi e poveri è stata approvata sulla riva dell’Upper West Side a New York: coloro che possono permettersi di pagare prezzi di mercato entreranno da un ingresso diverso rispetto ai destinatari delle 55 unità residenziali economiche.
Le politiche urbanistiche che rendono la cosa possibile sono un’eredità dell’era Bloomberg. La programmazione fatta con il cosiddetto zoning inclusivo prevede la possibilità di incrementare le unità realizzabili in cambio di appartamenti da realizzarsi a parte destinati a coloro che percepiscono un reddito inferiore del 60% rispetto a quello medio.
Bill de Blasio ha promesso che avrebbe cambiato le regole urbanistiche che rendono possibile l’”ingresso per poveri” e tuttavia un altro progetto che dovrebbe essere realizzato sulla riva di Brooklyn dimostra quanto tutto ciò sia difficile da ottenere, dato che è stato oggetto di una petizione e di una azione legale per bloccarne la realizzazione.
Le obiezioni sollevate dai residenti del quartiere – ricco e molto liberal – riguardano l’altezza degli edifici più elevate di quelli circostanti. Le critiche sono rivolte inoltre all’inserimento del complesso residenziale all’interno del parco del ponte di Brooklyn, e riguardano il fatto che un aumento di abitanti potrebbe comportare un eccessivo carico urbanistico sul quartiere.
Vi sono poi perplessità, anche tra coloro che sono favorevoli all’inserimento di abitazioni economiche nel progetto residenziale, riguardo all’impatto che avrà sul parco una dotazione di verde che potrebbe essere insufficiente ai residenti del quertiere a fronte di un aumento degli utenti. D’altra parte la realizzazione delle residenze sono fondamentali per finanziare la realizzazione del parco, che sarà poi mantenuto anche grazie alla tassazione dei nuovi residenti. Ma è proprio su questo punto che emergono le perplessità circa il prevedibile, scarso, contributo dei futuri abitanti meno abbienti.
La questione di dove collocare le abitazioni accessibili ai newyorchesi meno fortunati non riguarda solo i quartieri ricchi. I residenti del quartiere popolare di Elmhurst nel Queens, hanno protestato contro la conversione in rifugio per famiglie senza tetto di un hotel abbandonato. Evidentemente la compassione ha poco spazio In una città dove la preoccupazione per il pagamento dell’affitto rigurada così tante persone.
Un rapporto del 2011 di Gotham Gazette ha evidenziato quanto lo scandalo degli “ingressi per poveri” sia in fondo marginale rispetto al modo in cui l’amministrazione Bloomberg ha trattato la questione degli alloggi a prezzi accessibili, limitandosi a spingere i residenti meno abbienti verso i margini geografici della città. Il tutto a fronte di vantaggi fiscali per gli operatori immobiliari, che hanno costruito unità di lusso dove precedentemente vivevano le persone meno abbienti e concentrato le unità a prezzi accessibili in quartieri lontani. Il sistema che affida al mercato la costruzione di alloggi a prezzi accessibili, piuttosto che alleviare la condizione delle classi sociali svantaggiate, può effettivamente contribuire a alla “gentrification” e alla loro espulsione”, sostiene il rapporto.
A Londra gli “ingressi per poveri” sono l’aspetto meno gradevole dello scambio fra costruttori privati e autorità locali, essenziale da lungo tempo per arginare un po’ l’inadeguata offerta di case economiche per i redditi bassi e, sempre più, anche medi. Nel tentativo di alleviare la crisi degli alloggi, gli imprenditori immobiliarii sono tenuti a prevedere una parte di case a prezzi accessibili nell’elaborazione di nuovi progetti, ma sono spesso in grado di negoziare la cifra verso il basso con le autorità locali.
Alcuni prevedono le case più economiche in blocchi separati, ma, nel caso siano inserite in un’unica struttura, spesso sono su piani separati – con ingressi separati, ascensori, caselle postali, deposito per biciclette, parcheggi e persino bidoni della spazzatura – in modo che gli acquirenti degli appartamenti esclusivi non abbiano alcun contatto con coloro che occupano gli appartamenti gestiti dalle agenzie di housing sociale. Si tratta in pratica di una forma di segregazione che riproduce alla scala del singolo complesso residenziale quella che ha riguardato interi quartieri e che spesso ha giustificato gli interventi di rigenerazione in cui i nuovi complessi – apparentemente misti da un punto di vista sociale – sono inseriti.
A differenze del suo collega newyorchese, il sindaco londinese Boris Johnson, è fermemente convinto che la costruzioni di alloggi a prezzi inferiori fino all’80 percento rispetto ai valori di mercato vada di pari passo con le strategie del settore immobiliare privato, e che in fondo quello degli ingressi separati sia un male minore da sopportare se la contropartita è l’iniezione di un po’ di equità in una metropoli sempre più per ricchi. Evidentemente, tra una sponda e l’altra dell’Altlantico, destra e sinistra sulle politiche residenziali vogliono ancora dire qualcosa.
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Riferimenti
S. Goodyear, The Poor Will Always Be With Us. But Where Will We Let Them Live?, The Atlantic Citylab, 28 luglio 2014.
H. Osborne, Poor doors: the segregation of London’s inner-city flat dwellers, The Guardian, 25 luglio 2014.