La riforma introdotta con la legge 56/2014 modifica in modo radicale gli organi e l’organizzazione della provincia (anche nella sua nuova forma di città metropolitana), sottolineandone il ruolo di servizio e supporto ai comuni. Un ruolo che era già previsto nel testo unico degli enti locali, ma che ora molti, sfruttando l’onda della pressione mediatica verso l’abolizione totale dell’ente intermedio, vorrebbero ridurre al mero recepimento passivo delle decisioni dei comuni più forti. Un ruolo di servizio che è in realtà importante e utile, se inteso come supporto ai comuni nel governo dei temi di area vasta. L’ente intermedio può essere il luogo nel quale riprendere e rielaborare le diverse istanze dei comuni per portarle a sintesi in un contesto istituzionale sovracomunale, più lontano e meno influenzabile dagli interessi locali.
La funzione di coordinamento territoriale viene confermata in capo alla provincia, ma l’organizzazione nuova dei suoi organi richiede di ripensare in modo sostanziale gli strumenti di pianificazione territoriale, non solo quelli della provincia. Il baricentro decisionale sui temi di area vasta si sposta, probabilmente verso una zona intermedia tra i livelli provinciale e comunale. Ma potrebbe anche prendere la direzione opposta, verso il livello regionale, qualora i comuni non dovessero riuscire ad organizzare dentro gli organi provinciali modalità efficaci di cooperazione sui temi di area vasta (infrastrutturali, ambientali, paesaggistici, ecc.).
Il governo del territorio richiede autorevolezza, autonomia rispetto agli interessi locali, come condizioni preliminari imprescindibili per una visione di ampio respiro, che sia in grado di andare oltre i confini amministrativi comunali. Condizioni che potevano con maggiore naturalezza trovare fondamento nell’elezione diretta di presidente e consiglieri, ma che è molto più complesso creare ora che gli enti intermedi sono direttamente governati da amministratori comunali.
La pianificazione provinciale è ancora molto importante, probabilmente centrale, per il governo dell’area vasta, ma dopo la riforma non è più riferimento unico per il coordinamento del territorio. La governance multilivello deve ora essere fondata su più strumenti di pianificazione territoriale, da ottimizzare e integrare perché lavorino bene a sistema. Oltre al PTCP sono coinvolti il piano territoriale regionale, i piani associati comunali, alcuni piani di settore e dei parchi. Sono tutti strumenti che dovranno essere ripensati, nell’impostazione e nei contenuti, e un grande lavoro in particolare sarà necessario per i piani associati dei comuni, dei quali esistono ancora poche esperienze e molto parziali.
Anche i piani dei comuni capoluogo dovranno partecipare al governo di area vasta. Le azioni dei grandi comuni hanno sempre comportato effetti sovracomunali, ma nei loro piani non ne hanno quasi mai tenuto conto. Non solo le città metropolitane, ma anche quelle intermedie, i capoluoghi di provincia, hanno un ruolo importante nell’organizzazione del territorio. Gli amministratori di questi enti non si possono sottrarre a questa responsabilità, ora che partecipano e decidono sull’organizzazione dell’ente intermedio.
Le soluzioni che si possono percorrere per riconfigurare in modo efficace la funzione di coordinamento territoriale sono molteplici. Proviamo ad elencare alcuni dei temi sui quali si dovrebbe in via prioritaria concentrare l’attenzione:
- Organizzazione del territorio e condizioni per la ripresa economica
- Autorevolezza e autonomia, per il governo dei temi di area vasta
- Mettere in contatto, modalità e strumenti per la cooperazione territoriale
- Dal PTCP riferimento unico ad un insieme di strumenti che lavorano a sistema
- La pianificazione associata comunale, il nuovo mantra del coordinamento territoriale?
- La pianificazione regionale scende in campo?
- Unioni di comuni, dalla gestione dei servizi alla visione strategica condivisa
- Pianificazione intercomunale e sovracomunale
- Pianificazione territoriale e paesaggistica
- Zone omogenee e ambiti ottimali, occasioni da non perdere
Nelle prossime settimane proveremo a sviluppare, con successive uscite, una breve scheda di approfondimento su ciascuno di questi temi, alla ricerca di alcune soluzioni percorribili per ricreare condizioni di efficacia nel governo dei temi di area vasta dopo la riforma Delrio.
Sarà necessaria una forte propensione all’innovazione, e si dovrà cercare senza pregiudizi ispirazione anche nell’esperienza passata delle province e degli altri enti, analizzando sia successi che errori. Governare l’area vasta è complesso e il patrimonio di esperienza acquisito non può essere disperso, se non si vuole tornare indietro di decenni.