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Il differente bisogno di spazio urbano

Il fatto che persone di diverso genere, età, condizione economica, sociale e culturale abbiano modi diversi di usare lo spazio urbano orienta il modo in cui la città si trasforma. In altri termini, una città che utilizza le necessità delle persone, secondo le differenze di genere e nelle differenti fasi della vita,  come indicatore per le sue trasformazioni  diventa più attenta ai bisogni della società nel suo complesso, e, in particolare, nelle sue diverse componenti.  In concreto ciò vuole dire rendere l’ambiente costruito più consono ai bisogni di chi lo abitai in relazione alle loro diversità. Quindi più spazio pubblico in termini di quantità ed accessibilità, un’idea di mobilità che consenta a tutti di spostarsi agevolmente e in sicurezza, una forte integrazione tra residenze, servizi e le varie funzioni urbane, una particolare attenzione per i bisogni di chi svolge anche lavoro di cura. Succede invece che in molte città lo spazio pubblico si restringa,  vengano tolte  le panchine per evitare la concentrazione di gruppi di persone, e, naturalmente, si suscitano proteste degli abitanti. La disponibilità di spazio pubblico accessibile è un aspetto che riguarda tutti ma è particolarmente sentita dalla popolazione anziana.

Quando poi si arriva a una certa età, la differenza tra uno spazio ostile e uno amico dipende da particolari che sembrerebbero insignificanti. Piccole cose come le panchine se si vuole riposare, o qualche gradino che aiuta o no a salire, e poi ovviamente la disponibilità di negozi e trasporti pubblici. Come hanno dimostrato tanti studi, un po’ di movimento è essenziale per rallentare l’invecchiamento, e bisogna evitare ad ogni costo di stare isolati. Del 2010 la città di Digione, la cui popolazione invecchia così come quella di molte altre città europee,  fa parte della rete di città Villes Amies des Aînés che si è formata  in Francia, Belgio, Svizzera e Canada (Quebec). Ad una equivalente rete globale coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, Age-friendly Cities, sono associate 1.000 città in tutto il mondo.

Nella periferia della città della Francia orientale è stato realizzato un complesso di 24 alloggi dedicati alle esigenze della popolazione anziana che comprende anche un refettorio che serve pasti e attività di gruppo. Ciascuna abitazione ha una superficie di 50 metri quadrati su un solo livello. Non esistono separazioni all’interno dello spazio verde comune. Nelle vicinanze c’è la fermata dell’autobus e una farmacia. La presenza di servizi ed attività commerciali all’interno del quartiere facilità la possibilità che gli anziani escano e facciano un po’ di movimento.

Il caso di Vienna, dove, a partire dagli anni ’90, sono stati realizzati  più di sessanta progetti pilota nel campo della pianificazione urbana ispirati al gender mainstreaming, rappresenta un’altra esperienza di pianificazione urbana che si orienta secondo le differenti necessità  delle persone . Tutto iniziò nel 1991, con la mostra fotografica “ Di chi è lo spazio pubblico – La vita quotidiana delle donne nella città”, che ha messo in evidenza come la presenza femminile nello spazio urbano richieda sicurezza e facilità di movimento. Il primo intervento realizzato secondo i principi del gender mainstreaming  fu il complesso residenziale Women-Work-City. Al suo interno si trovano aree verdi per il gioco dei bambini, un asilo, una farmacia ed uno studio medico, strutture che rispondono  all’obiettivo di rendere più facile la vita delle di quella parte della popolazione divisa tra lavoro e funzioni di cura.

Lo sviluppo successivo di questa idea che integra l’abitare allo spazio urbano ha riguardato  la progettazione delle aree verdi.  Dal 1999  alcuni parchi sono stati riconfigurati o progettati ex novo con l’intento di allargare il numero ed il tipo di frequentatori. Avendo precedentemente registrato che le ragazze erano meno propense ad utilizzare gli spazi verdi ,poiché spesso scoraggiate dall’invadenza maschile,  la nuova progettazione ha introdotto  sentieri per migliorare l’accessibilità, aree per le diverse attività sportive e accorgimenti per la suddivisione  degli ampi spazi aperti. Ora non è difficile constatare  quanto numerosi siano i gruppi di persone, differenti per sesso ed età, che frequentano i parchi di Vienna.

Anche sul versante del trasporto  pubblico e del miglioramento dei percorsi pedonali l’approccio gender mainstreaming  ha dimostrato di produrre risultati notevoli. Marciapiedi più spaziosi e meglio illuminati e infrastrutture che facilitano l’accesso alle intersezioni del trasporto pubblico, dove anche chi spinge un passeggino o una sedia a rotelle possa raggiungere ed utilizzare facilmente i mezzi in transito, sono interventi che discendono dalle rilevazioni fatte a seguito di un’inchiesta sulle modalità e  ragioni degli spostamenti. Da essa è emerso che  le donne  hanno bisogno di   spostarsi di più in relazione al ruolo di cura di bambini ed anziani.

Dal 2013 Gender Mainstreaming  in Urban Planning and Urban Development è un manuale per gestire le trasformazioni urbane a venire secondo un approccio che accorci le distanze tra le persone – nelle differenti fasi della vita e di ruolo sociale – e l’ambiente costruito. Il principio della città prossima alla vita degli individui si basa sull’idea che la pianificazione urbana debba facilitare i compiti di chi, di volta in volta, svolge un lavoro pagato e/o esercita una funzione di cura. Una città che accorci le distanze significa più servizi, attività commerciali, spazi e trasporti pubblici, vicino ai luoghi dove le persone vivono e lavorano.

Riferimenti

G. Dupont, Dijon adapts its urban thinking to the needs of an ageing population, The Guardian, 26 luglio 2014.

City of Vienna Gender Mainstreaming in Urban Planning and Urban Development, 2013.