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Il turismo di massa uccide le città

La riduzione a parco tematico del nucleo storico di numerose città è uno sconvolgimento anche peggiore di quello già avvenuto con lo svuotamento dei loro abitanti, sostituiti dalle attività terziarie al declinare delle produzioni industriali. Il processo di desertificazione sociale si è definitivamente compiuto quando anche i negozi tradizionali hanno ceduto il passo all’invasione degli articoli per turisti, o sono stati soffocati dalle bancarelle di souvenir .

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Foto: M. Barzi

A Venezia – ci ricorda un articolo del Guardian – l’ultimo negozio locale di biancheria a ha chiuso una decina d’anni fa, e da allora per comprare questo genere di cose gli abitanti dell’isola devono andare sulla terraferma. E’ un tipo di sostituzione che espelle gli abitanti rimasti, incapaci di far fronte alle necessità quotidiane e spesso ostacolati dalle folle persino a scendere in strada. Che i veneziani abbiano abbandonato Venezia non è una novità e basta fare un giro per le zone della città lagunare meno invase dai flussi turistici per constatare quanto avanzi l’abbandono. Ma se lo stesso fenomeno riguarda Barcellona – una metropoli da due milioni di abitanti – allora è il caso di preoccuparsi.

Tutto si spiega con il rapporto tra abitanti e turisti: il numero di questi ultimi è tre volte e mezzo  quello primi. Tuttavia l’amministrazione della capitale catalana non trova nulla di male nell’aumentare il datofino a dieci milioni di turisti all’anno. A La Barceloneta, lo storico quartiere sul mare, ci sono state assemblee, proteste, e in un caso anche tensioni con i turisti evidentemente ignari di trovarsi in una città, scambiata invece per un villaggio vacanze o un parco a tema.  Da tempo ci sono manifestazioni ed iniziative di cittadini che protestano contro l’affitto illegale di appartamenti per vacanze, fenomeno poco contrastato dalla passata amministrazione cittadina che ha favorito le trasformazioni degli edifici residenziali in alberghi.

 

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Foto: M. Barzi

Il triste declino di Barcellona, da metropoli trainante l’economia di un’intera regione a parco tematico, verso il quale si dirige la maggiore quantità di navi da crociera del Mediterraneo e d’Europa, è raccontato in un documentario di Eduardo Chibàs. In Bye Bye Barcelona, però, le immagini delle folle di turisti e le testimonianze dei cittadini sulla difficile convivenza con esse potrebbero però essere state girante anche a Venezia, o a Firenze, o a Roma.

La stessa sorte riguarda altre città d’Europa e del mondo che sono state convertite in fondali, dove i cittadini fanno da figuranti in una sorta di tableau vivant. Cartagenas de Indias ad esempio, che secondo lo scrittore argentino Martìn Caparròs è “lo spazio urbano più bello dell’America Latina”, sta subendo il medesimo destino: sostituzione sociale e definitiva desertificazione di ogni forma di vita locale. Una perdita che sembra non interessare nessuno perchè in fondo, almeno in una certa parte di mondo, siamo tutti turisti globalizzati in cerca di un luogo per sentirci altrove, anche se tutto ciò si consuma nello spazio di qualche giorno.

Riferimenti

A. Colau,  Mass tourism can kill a city – just ask Barcelona’s residents, The Guardian, 2 settembre 2014.

Qui è possibile guardare il documentario Bye Bye Barcelona.

M. Gaparròs, La gentrificazione di Cartagena, Internazionale, 25 settembre 2014.

 

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