Parigi è contemporaneamente una grande metropoli di oltre 12 milioni di abitanti, che si estende oltre i confini dell’Ile de France, e una delle più importanti città storiche europee racchiusa nei confini amministrativi definiti a metà del XIX secolo. Quella che il mondo ha imparato a chiamare Ville Lumière è una città che non raggiunge i 2,3 milioni di abitanti insediati in una superficie relativamente piccola, inferiore a quella di Milano: 105 chilometri quadrati contro i 181 del capoluogo lombardo. Se poi la paragoniamo ad un’altra grande metropoli mondiale, come New York, il confronto con le dimensioni della superficie amministrata è ancora più impietoso: Parigi è grande la metà del Bronx.
A differenza di altre grandi città europee che sono dotate di un ente di governo metropolitano – è il caso Londra, di Berlino e da qualche mese anche Milano, Roma e Napoli – il governo della Grande Parigi non esiste ancora. Eppure quando si parla di Parigi si è portati a pensare alla mappa del suo sistema di trasporto metropolitano, piuttosto che alla città delineata amministrativamente un secolo e mezzo fa. E tuttavia mentre, ad esempio, il sindaco di Londra è in grado di implementare un sistema di bike-sharing all’interno della Greater London, il sindaco di Parigi può solo attuare l’analogo Vélib ‘ entro i confini della sua “piccola” città, per poi negoziare con le amministrazioni comunali vicine l’applicazione dello schema gestito dal suo comune.
Il maggior problema per la governance metropolitana di Parigi è costituito dal fatto che esiste solo un ente territoriale che ha competenza su questioni che attengono alla pianificazione di area vasta, come le politiche abitative e dei trasporti, ed è la Regione Ile de France. Malgrado in questo momento ci sia omogeneità politica tra il governo regionale e quello della capitale sembra che un idea precisa su come debba anche solo essere individuata la Grande Parigi, oltre ad una visione condivisa di gestione, non esista proprio.
L’istituzione di un nuovo ente territoriale intermedio tra comune e regione, la Métropole du Grand Paris, previsto da una legge approvata a fine 2013, potrebbe addirittura indebolire il governo della metropoli da dodici milioni di abitanti. La questione sta tutta nella sua perimetrazione: il nuovo ente individuato dal provvedimento legislativo riesce soltanto a comprende il 39% della popolazione dell’ agglomerazione metropolitana e il 21% della sua superficie. Si avrebbe quindi da una parte la Regione Ile de France, che non raggiunge ne’ la popolazione totale , ne’ la superficie effettiva della Grande Parigi, dall’altra la città capoluogo, che ha una popolazione pari ad un sesto di quella effettiva totale dell’agglomerazione metropolitana. Il nuovo ente definito dalla legge del 2013 amministrerebbe solo 6,5 milioni abitanti e si configurerebbe come una sorta di parziale sovrapposizione rispetto ai due enti territoriali esistenti e alle relative realtà geografiche e demografiche governate separatamente.
Il nodo che la legge non scioglie coincide con la domanda alla quale essa sembra non riuscire a dare risposta: cosa s’intende con l’espressione Métropole du Grand Paris? Qual è il rapporto tra l’agglomerato urbano parigino – cioè il l’ambito geografico dove vive e lavora la popolazione che gravita sul nucleo interno costituto dalla città storica – e i confini politici (identificati da scelte politiche) che conterranno la Métropole du Grand Paris a partire dal 1 gennaio 2016? Sono domande che evidenziano il divario tra una visione solo politico-amministrativa della Grande Parigi e la sua dimensione demografica e geografica reale. La quale, in ultima istanza, necessiterebbero come risposta di una ricognizione precisa del processo di crescita urbana innescato dalla capitale francese.
La dimensione intermedia del nuovo ente, se non riesce a rappresentare la scala territoriale adeguata al governo metropolitano, rischia di essere di ostacolo ai processi di reale integrazione tra centro e periferia. La cintura urbana non ricompresa nel Métropole du Grand Paris, ritagliata più su confini amministrativi che sulla necessità d’integrazione delle politiche territoriali, rischia di rimanere esclusa da un’idea condivisa di metropoli nella quale il centro, da un punto di vista geografico e demografico, pesa assai meno di tutto ciò che lo circonda. Un tipo di esclusione delle quale non hanno certo bisogno le vaste e difficili periferie parigine.
Riferimenti
J. Tribillon, Grand Paris: scaling governance to urban growth, Urban Controversies, 28 febbraio 2014.