Nel suo Building and Dwelling[1], Richard Sennett esplora diffusamente le differenze tra il sistema aperto rappresentato dalla città per come l’umanità l’ha concepita – con la sua componente spaziale (nella sua denominazione la ville) e sociale (la cité) – e quello chiuso delle utopie tecnocratiche che mettono in dubbio il concetto stesso di democrazia storicamente associato alla polis. In questi estratti di una sua comunicazione[2] tenuta nel 2012 presso la conferenza Urban Age della London School of Economics, Sennet puntualizza come la smart city rientri in questa ultima categoria. E dato che depotenzia la capacità umana di interagire con la complessità urbana, può benissimo essere utilizzata per depotenziare le capacità politiche dei suoi abitanti (M.B.).
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Note
[1] Richard Sennett, Costruire e abitare. Etica per la città, trad.it. di Cristina Spiniglio, Milano, Feltrinelli, 2018.
[2] The Stupefying Smart City. I brani qui riportati sono stati tradotti da Michela Barzi.
L’immagine in testata è stata tratta da The Stupefying Smart City